bagni 

 

L’igiene ha sempre suscitato un particolare interesse e su questo argomento molti luoghi comuni non corrispondono alla realtà storica.  I romani sapevano che la pulizia del corpo era fondamentale per la salute. Furono abili costruttori di opere idrauliche che consentirono l’utilizzavano dell’acqua corrente proveniente da sorgenti anche collocate molto lontano dalle Città e usata per lavarsi, per le terme e per cucinare. I bagni erano areati e dotati di latrine e i liquami dalla latrina andavano a finire in canalette di scolo dove scorreva acqua corrente, disposte lungo il perimetro interno del bagno e convogliate poi nell’impianto fognario. Malgrado questa attenzione all’igiene del corpo, nella popolazione erano largamente diffusi i parassiti intestinali, oltre a pidocchi, cimici e pulci. La diffusione dei parassiti intestinali è forse da ricondurre, al non adeguato ricambio dell’acqua calda utilizzate nelle terme, dal diffuso utilizzo del garum per l’alimentazione (teniasi del pesce), un liquido ricavato dalla macerazione al sole delle viscere dei pesci (1) (2) e non per ultimo l’utilizzo degli escrementi come concime senza preliminarmente essere compostati.

Contrariamente a quanto si crede, caduto l’Impero romano durante il Medioevo nelle Città continuò l’utilizzo delle terme e dei bagni pubblici (Vespasiani di tradizione romana), utilizzati da tutti senza distinzioni per sesso ed età (i bisogni si facevano anche davanti a tutti indipendentemente dal sesso e dall’età). Le terme (chiamate balnea) continuarono ad essere usate specie in Italia, Spagna, Francia e Inghilterra, e come nella tradizione romana era un luogo di incontro e conviviale dove si poteva anche mangiare. Nel tardo Medio Evo, per evitare scandali, fu deciso di aprire le Terme in giornate alterne per i due sessi e per gli ebrei (3)-(4). Nei centri abitati le strade erano sporche, anche per l’abitudine di svuotare i vasi da notte contenuti gli escrementi in strada, come gli avanzi dei pasti, abitudine questa che favorì la diffusione di molte malattie che decimarono la popolazione in questi secoli, come la peste nera, il vaiolo e la lebbra.

Nelle campagne invece ci si lavava prevalentemente utilizzando l’acqua dei fiumi o torrenti

 È da notare che nel Medioevo come nel periodo dell’Impero romano, non vi era alcuna repulsione per l’acqua contrariamente a quanto avvenne nei secoli successivi. Per contrastare la peste alla fine del Medioevo si cominciò ad ipotizzare che l’acqua fosse nociva per la salute perché apriva i pori della pelle permettendo alle malattie di entrare nel corpo, nel mentre le strade continuarono ad essere sporche come nei secoli precedenti. Nei successivi XIV e XV secolo, lavarsi e fare il bagno fu ritenuto nocivo e peccaminoso, alcune fonti (4) sostengono che era eccezionalmente possibile lavarsi o fare il bagno al massimo una volta l’anno (in primavera inoltrata). Sempre per queste presunte ragioni igieniche, il vestiario cambiò dall’indossare larghe tuniche a indossare vestiti aderenti, perché ritenuti più idonei per proteggere il corpo dalle malattie che potevano così “scivolarci” sopra più facilmente senza entrare nel corpo. È facile intuire che le persone avevano la pelle incrostata di sporcizia e il lezzo veniva in parte coperto dai profumi. Per togliersi di dosso la sporcizia invece dell’acqua, si strofinava energicamente la pelle con sabbia o terra. Stando così le cose, l’igiene come oggi la interiamo, fu indubbiamente compromessa soprattutto nelle classi più agiate o per chi viveva in città che mantenevano queste abitudini. Un po' migliori erano invece le condizioni igieniche della gente di campagna che poteva usare l’acqua dei fiumi o dei torrenti per lavarsi.

Nel XVII secolo le abitudini iniziarono a cambiare e ricompare il bagno nelle abitazioni (dei più ricchi ovviamente) e l’utilizzo dell’acqua per l’igiene personale. Dal XVIII secolo anche grazie alla Rivoluzione industriale, una serie di invenzioni migliorarono le condizioni igieniche delle abitazioni (dei più benestanti) come il rubinetto per l’acqua corrente, il bidet e l’uso del sapone. La scoperta dei batteri alla fine del XIX secolo pose le condizioni per adottare procedure igieniche più consone per evitare il diffondersi delle malattie e nei primi anni del ‘900 si iniziò a dotare più diffusamente il bagno (moderno come oggi lo intendiamo) anche nelle abitazioni del ceto sociale non abbiente.

 

 

Sintesi bibliografia

1.      Human parasites in the Roman world: health consequences of conquering an empire, 2016

2.       1976: Grmek, Mirko D., Metodi nuovi nello studio delle malattie antiche, in: Scienza & tecnica. Annuario della EST Enciclopedia della scienza e della tecnica, diretto da Edgardo Macorini, Milano, Mondadori, 1976.

3.       V. Smith, Clean, A History of Personal Hygiene and Purity, Oxford University Press

4.       https://homosapiens.bio/igiene-patologia/storia-dell-igiene/

5.       Cadeddu 1991: Cadeddu, Antonio, Dal mito alla storia. Biologia e medicina in Pasteur, Milano, Angeli, 1991

6.       Voce “Igiene” Enciclopedia Treccani