1. I fatti in sintesi

Il 7 dicembre 1941 il Giappone attaccò la flotta Statunitense in rada al porto di Pearl Harbor (una delle isole delle Hawaii) sede della flotta americana  del pacifico, con circa 180 bombardieri e aereo siluranti decollati dalle portaerei del Sol Levate con al comando l’Ammiraglio Ysoroku Yamamoto.

L’attacco provocò ingenti danni agli Americani: più di 2400 morti  e 1700 feriti tra i soldati, la distruzione di circa 180 aerei, e circa 160 danneggiati, colarono a picco le corrazzate Arzzona e Oklaoma e il posa mine Oglala e furono gravemente danneggiate le corrazzate Maryland, Tennese, Pennsylvania al pari incrociatori  e cacciatorpediniere Hlena, Heleigh , Honollulu, Cassin, Downes, Shaw e le navi ausiliarie Vestal e Curtis.

Per contro i giapponesi persero circa 20 aerei.

 

  1. Le versioni sull’attacco giapponese a Pearl Harbor

La versione dell’amministrazione del Presidente americano Roosevelt, ampiamente accettata e conosciuta fu in estrema sintesi quella di un attacco a sorpresa del Sol Levante all’America senza alcun preavviso. Attacco che portò gli USA ad entrare in guerra l’8 dicembre del 1941, dopo che il Presidente americano pronunciò al Congresso il discorso meglio conosciuto come “Il discorso dell’infamia”.

Ma in particolare da parte americana, si sollevarono molti dubbi sulla veridicità di questa versione ufficiale. Alla fine della guerra ben otto commissioni di inchiesta (commissione Roberts) si occuparono di questa vicenda con dichiarazioni dei vari protagonisti (ammiragli e vertici dell’FBI) spesso in antitesi tra di loro. Robert B. Stinnett, un americano decorato con dieci medaglie al valore, pubblicò nel 2001 “Day of Deceit: The Truth About FDR and Pearl Harbor” (New York: Free Press – versione in italiano “Il giorno dell’inganno” edito da Il Saggiatore), un libro in cui si mette in luce la cospirazione dell’amministrazione Roosevelt e dei suoi collaboratori per provocare la guerra con il Giappone, smentendo così la versione ufficiale della Casa Bianca. In questo libro si legge anche che i crittografi americani avevano decodificato i codici della marina nipponica e che la Casa Bianca e gli alti ufficiali sapevano in largo anticipo dell’attacco giapponese a

Pearl Harbor, ma non dettero dette informazioni al comando americano nelle Hawaii, perché il presidente Roosevelt e gli alti comandi cercavo la provocazione giapponese per entrare in guerra. E credo che non sia un caso che quando i giapponesi attaccarono le portaerei americane non erano in porto come si aspettavano.

Non sembra quindi credibile la “sorpresa”, anche perché da tempo Roosevelt aveva sempre più irrigidito l’embargo di materie prime  e carburante ai giapponesi, al punto da costringerli ad attaccare. Per i giapponesi era diventata una situazione insostenibile e gli americani sapevano che così facendo mettevano di fronte il Giappone ad una scelta drastica. A tutto questo è da aggiungere che Roosevelt chiuse tutte le aperture diplomatiche che il Giappone tentò anche durante l’estate del ’41 per evitare il conflitto. Era a quel punto chiara la strategia del Presidente americano: mettere il Giappone nelle condizioni di attaccare per primo. D’altronde l’America non si può dire che rimase neutrale prima della sua entrata in guerra nel secondo conflitto mondiale, infatti fornì aiuto diretto alla marina inglese alla caccia agli U-Boat tedeschi e avviò esercitazioni congiunte con la marina inglese,  certi che da li a poco sarebbero entrati in guerra.  Era poi nota l’avversione di Roosevelt verso i giapponesi e i tedeschi. Roosevelt già prima dell’entrata in guerra dell’America, era più propenso a favorire la Cina con cui gli USA avevano forti interessi commerciali e a cui apri le porte del commercio fornendo anche assistenza nel tentativo di contrastare i giapponesi nello scacchiere asiatico.  A conferma di quest’ultima  “teoria del complotto”,  non può essere certo ignorato il fatto che  il contrammiraglio americano  Robert Theobald,  non accettò la versione ufficiale dell’attacco giapponese a Pearl Habor, accusando il Presidente americano di aver nascosto le informazioni in suo possesso per favorire l’attacco giapponese.

Quanto accadde a Pearl Harbor, richiama alla memoria l’affondamento del transatlantico americano Lusitania da parte di un U-Boat tedesco nel maggio 1915 durante il primo conflitto mondiale che dette la scusa agli Stati Uniti per entrare in guerra. Anche durante il primo conflitto mondiale prima del loro coinvolgimento diretto nella guerra,  la neutralità degli americani non fu proprio tale in quanto rifornivano sistematicamente di armanti gli inglesi via mare e per questo che l’U-Boat tedesco silurò il Lusitania.