La Moka “macchinetta” per il caffè così originariamente chiamata dell’inventore Adolfo Bialetti e prodotta in più di 100 milioni di esemplari, rappresenta un simbolo unanimemente riconosciuto del design italiano tale da far parte delle collezioni permanenti del Triennale Design Museum di Milano e del Museum of Modern Art (MoMA) di New York.

Alfonso Bialetti, l’inventore della Moka (o Moca), fino al 1918 era immigrato in Francia dove lavorava come fonditore in una fabbrica di alluminio. Nel 1919 apre un’officina di semi lavorati in alluminio e successivamente fonda l’azienda Alfonso Bialetti & C. Fonderia in Conchiglia.  Grazie a questa sua esperienza lavorativa (dell’alluminio) poté ideare e realizzare la sua invenzione che brevettò nel 1933 (brevetto n. 425231 del 27.09.1933).

Il nome Moka probabilmente deriva dal nome della città Mokha nello Yemen, all’epoca un importante centro di produzione ed esportazione del caffè.

L’azienda di Alfonso Bialetti iniziò la produzione della Moka, era di tipo artigianale con una produzione relativamente limitata di pezzi. Solo dagli anni ’50 ad opera del figlio Renato, ottimo imprenditore, si sviluppò come una vera e propria industria, grazie anche agli investimenti fatti in pubblicità (ad esempio dal 1958 in Tv con Carosello) e il depositando il noto

marchio dell’omino baffuto con il dito all’insù (marchio d’impresa n 155725 del 1962) che rese l’azienda famosa in tutto il mondo.

Nell’immediato dopoguerra Renato Bialetti modificò un po' la forma della Moka ideata dal padre e depositò un brevetto aggiornato (seconda metà degli anni ’40), Fig. 1. La nuova versione della Moka ha la base (serbatoio) sempre ottagonale ma svasata all’esterno, migliorando così il funzionamento del serbatoio in alluminio e con manici in plastica come la Moka che oggi conosciamo.  Invece, la prima versione della Moka ideata e prodotta da Alfonso Bialetti, aveva sempre una base ottagonale, ma terminava con una svasatura verso l’interno (un serbatoio quindi più piccolo) e aveva manici in legno (Fig.2) sul coperchio e sul corpo della caffettiera.

Il successo della geniale invenzione di Alfonso Bialetti è dovuto, alla sua semplicità di utilizzo e al fatto che questa caffettiera consentiva di gustare un caffè, come diceva una vecchia pubblicità dell’epoca “come l’espresso del bar”. Prima della Moka il caffè era fatto in casa con la napoletana, o con il cosiddetto “presso filtro” il cui caffè era più “annacquato” rispetto a quello del bar.

Altro aspetto degno di nota è l’utilizzo dell’allumino per la realizzazione della Moka. Un materiale molto apprezzato dai futuristi perché utilizzato nella costruzione degli areoplani e dal Governo di Mussolini che ne promosse l’utilizzo anche per ridurre la dipendenza dall’importazione dell’acciaio.