La scrittura necessita di un supporto e sino a non molto tempo fa (qualche decennio) la scrittura su carta era l’unico sistema con cui conservare e trasmette la conoscenza. Oggi la carta è soppiantata da supporti elettronici (hard disc, ecc.), ma diversamente a quanto ci si potrebbe aspettare il consumo della carta è in costante aumento.

L’introduzione della carta ha sostituito la pergamena e il papiro molto costosi e di conseguenza disponibili in quantità limitata e destinati a pochi, anche se di fatto rappresentavano una evoluzione alle tavolette di argilla ad esempio utilizzate dai Babilonesi come supporto alla scrittura.

 La pergamena era ricavata dalla pelle di ovini (per produrne una discreta quantità si dovevano macellare centinaia di animali), mentre il papiro si fabbricava da una pianta acquatica (Cyperus papyrus, chiamata comunemente papiro) che si trovava nel delta del Nilo e in alcune aree del Mediterraneo. La carata di papiro si ricavava dal fusto della pianta ridotto a strisce che venivano accostate. Si disponevano su due strati ad orditura incrociata utilizzando su un supporto bagnato e poi battute per amalgamarle e fatte essiccare. Come è facile capire, sia la produzione della pergamena che del papiro era un processo molto laborioso, lento e costoso che non permetteva una produzione in grande scala.           

La carta fu inventata duemila anni fa dai cinesi utilizzando foglie di gelso e bambù con un processo di fabbricazione anch’esso abbastanza lento e laborioso. Il risultato era una carta di fattura grossolana. Gli Arabi nel IX^ secolo si impadronirono del segreto custodito dai cinesi e iniziarono anche loro a produrre la carta con tale sistema.

Ma la vera rivoluzione che permise la diffusione della carta avvenne in Occidente intorno all’anno 1000 utilizzando stracci di lino, costone, ecc. che venivano ridotti in piccoli pezzi versati in un tino a cui si aggiungeva dell’acqua e il tutto pressato per ottenere una poltiglia da cui si ricavano i fogli.

Ma l’innovazione che dette la svolta alla produzione della carta fu ad opera delle cartiere di Fabriano che riuscirono a produrre della carta impermeabile all’inchiostro e che permetteva di scriverci sopra agevolmente senza che l’inchiostro venisse assorbito dalla carta stessa molto porosa per sua natura. A tal proposito è da ricordare l’editto di Federico II che prima di questa invenzione, mise al bando l’utilizzo della carta proprio perché la scrittura non poteva essere “conservata” sulla carta.

Le cartiere di Fabriano divennero il centro Europeo per la produzione della carta che esportava in tutti i Paesi del continente, utilizzando un processo produttivo che si potrebbe definire di tipo industriale che utilizzava come forza motrice l’acqua per azionale martelli chiodati per sminuzzare gli stracci per poi pressarli con  l’aggiunta di acqua in appositi contenitori e trasformarli in poltiglia. Poltiglia che veniva successivamente setacciata dal “mastro cartaio” per ottenere dei fogli di spessore omogeneo che venivano disposti su supporti in feltro e pressati nuovamente per espellere l’acqua e poi appesi per asciugare. A questo punto veniva introdotta la vera rivoluzione che permise l’utilizzo della carta per la scrittura: l’impermeabilizzazione del foglio con gelatina animale stesa con un piccolissimo spessore (calandratura) con un pesto in legno.  La calandratura con gelatina animale oltre a permettere la scrittura conferisce alla carta una

eccezionale durata, ecco perché sono arrivati ai giorni nostri documenti scritti molti secoli fa (oggi per impermeabilizzare la carta si utilizza la cellulosa del legno che però conferisce alla carata una minore durata nel tempo). Le cartiere di Fabriano per proteggere la loro invenzione dagli imitatori introdussero per la prima volto la carta filigranata che permetteva di vedere in trasparenza un disegno un “marchio di fabbrica”. Si più forse dire che per la prima volta si mise in atto un sistema di protezione della “proprietà industriale- intellettuale”.

Il documento più antico scritto su carta giunto sino a noi è datato 1109 (scritto in arabo e in greco) ed è custodito a Palermo.

La capacità dell’Occidente di avere a disposizione carta prodotta in modo efficiente e più a buon mercato, gli permise la diffusione delle conoscenze in tutto il Continente permettendogli così di prevalere sulla civiltà araba che rimase bloccata nella sua evoluzione tecnica e delle conoscenza già dal XIII^ secolo (Cfr. Gille B.,  Historie des rechniques, Gallimard 1978).