Una ipotesi per la materia oscura forse sbagliata, forse no - A hypothesis for dark matter maybe wrong, maybe not
Placido Munafò
ABSTRACT
If, on the other hand, “dark matter” as it is commonly understood, invisible and intangible, is not present in the universe, but the effects that are observed attributed to its presence are instead permitted (triggered) by “information” contained in ordinary, visible matter or in space itself contained in some form (e.g. photons, background radiation, etc.) that we are not yet able to read and understand and that, like the seed in Figure 2, allows work to manifest and develop, for example as the gravitational force (also compatible with the law of physics) might do. ) that we are not yet able to read and understand and which, like that of the seed of a plant, allows work to manifest and develop, e.g. as gravitational force might do (also compatible with the law of Relativity, which regards gravitational force as an effect of the deformation of space)? To do the work, analogous to the seed of the plant, this information contained in visible matter or space somehow gives the possibility (allows) to use the energy available in the environment. A strong and unexpected acceleration of galaxies (expansion of the universe) justified by the presence of “dark energy” has been observed. Could this “dark energy” also be traced back to those effects attributable to the information contained in ordinary matter itself or in space?
Nella figura 1 sono rappresentati due fogli di carata con la stessa massa m1, uno bianco e uno scritto che si trovano nello stesso ambiente che possiamo ipotizzare isolato. La massa del foglio bianco ha una energia al tempo Tn di E1=m1c2 ed è a lungo andare destinato ad aumentare la sua entropia, ad esempio perdendo via via massa per l’azione dell’ambiente (degrado del materiale). Lo stesso destino ha sicuramente il foglio che contiene una scrittura e che ha la stessa energia E1 del foglio bianco. La differenza sostanziale tra il folio bianco e quello scritto è che il secondo contiene una o più informazioni (I-t) codificabili da un osservatore esterno e che gli possono far compiere un lavoro, ad esempio contiene le informazioni necessarie per poter tagliare un pezzo di legno.
Nella figura 2 è rappresentato un ambiente isolato dall’esterno perfettamente stagno dove al suo interno sono stati messi due vasi contenenti una uguale quantità terra. Il vaso A contiene un seme di una pianta e il vaso B un sassolino che ha la stessa massa “mi” del seme. Ipotizziamo anche che nel nostro ambiente i flussi di materia, energia, ecc. sono controllati e noti (ad esempio, l’illuminazione con lampade che potrebbero avere anche la funzione di mantenere la temperatura interna costante al netto del calore disperso all’esterno anch’esso noto, quantità d’aria e tasso di umidità relativa contenuta nell’ambiente, quantità di acqua e di concime immessi in eguale misura nei i vasi A e B, ecc.).
Dopo un certo tempo Tn nel vaso A sarà cresciuta una pianta che avrà una massa m*>mi. Mentre nel vaso B non accadrà nulla, il sassolino avrà ancora una mass “mi “fatta salva una certa quantità di massa persa per un degrado naturale in relazione al tempo trascorso che si disperde ad esempio nel vaso.
Facendo ora riferimento alla figura 1, si può osservare che il foglio scritto avrà, trascorso un certo tempo (Tn), la stessa massa del foglio in bianco, ma a differenza di quest’ultimo può trasmettere una informazione (i-t) ad un terzo in grado di codificarla che si trova nello stesso ambiente e che può fargli compiere un lavoro, almeno fino a quando il degrado della carta mantiene l’informazione scritta.
Nel secondo caso rappresentato nella figura 2, a differenza del caso precedente, il seme contiene un’informazione (i-c) che non interagisce con un osservatore esterno, perché non è destinata ad essere codificato da quest’ultimo, ma è utilizzata (codificata) dal seme stesso che fa scattare una sorta di meccanismo che gli consente di utilizzare l’energia disponibile (nelle diverse forme) per dar vita alla pianta e svilupparla fino ad un ceto tempo T*, dopo di che l’informazione (i-c) viene conservata nella stessa forma iniziale (seme) prima che la pianta muoia dopo un certo tempo (Tn*>T*).
La differenza principale tra i due esempi di figura 1 e 2 è che è che l’informazione (i-t) del foglio scritto della figura 1 può essere trasmessa (codificata) da un soggetto esterno capace di farlo e che con il trascorrere del tempo sarà persa se questa non sarà mai trasmessa almeno ad un soggetto esterno che abbia questa capacità. Invece nel secondo caso della figura 2 l’informazione è presente nel seme (i-c) e non è destinata ad essere trasmessa (codificata) da un soggetto esterno presente nello stesso ambiente, ma viene utilizzata dal seme stesso che gli permette di utilizzare le diverse forme di energia utili e disponibili nell’ambiente in cui si trova per conservala. In tutti e due i casi (figura 1 e 2) l’informazione dà luogo ad un lavoro, nel primo caso è il decodificatore esterno a compierlo, mentre nel secondo caso è il “contenitore” stesso dell’informazione (il seme nel caso di figura2) a farlo al fine di conservare nel tempo l’informazione congruentemente con il secondo principio della termodinamica.
Terminato questo preambolo, tento di azzardare una ipotesi sulla materia oscura e sulla cosiddetta energia oscura, forse campata in aria, o non corretta. La mia è semplicemente un’ipotesi che da tempo “mi frulla in mente” e che ho deciso di esporre.
Si discute oramai da qualche decennio sulla presenza dell’energia e della materia oscura. A tal proposito gli studiosi stimano che la materia visibile (ordinaria) rappresenti appena il 5% della materia e dell’energia totale dell’universo (ovvero di tutto quello che è presente nell’universo), mentre la “materia oscura” è stimata attorno al 27% % e il restante 68% circa è “energia oscura” (1). Ad oggi non si sa cosa sia la materia oscura e non si è risusciti a spiegare la presenza dell’energia oscura (2), una sorta di stratagemma per spiegare l’accelerazione dell’espansione dell’universo. Si conoscono alcuni effetti congruenti con la loro esistenza, tali da considerarli probabili, come ad esempio l’effetto gravitazionale della materia oscura in grado di deviale la luce e l’osservazione della progressiva accelerazione (espansione) dello spazio (3).
Nel formulare la mia ipotesi mi rifaccio per similitudine al caso della figura 2: il seme che contiene l’informazione.
“Se invece nell’universo non è presente la “materia oscura” così come comunemente si intende, invisibile e impalpabile, ma gli effetti che si osservano attribuiti alla sua presenza sono invece permessi (innescati) da una “informazione” contenuta nella materia ordinaria, visibile o nello spazio stesso contenuta in qualche forma (ad esempio fotoni, radiazione di fondo, ecc.) che ancora non siamo in grado di leggere e comprendere e che, come quella del seme di figura 2, permette di manifestare e di sviluppare un lavoro, ad esempio come potrebbe fare la forza gravitazionale (compatibile anche per la legge della Relatività che considera la forza gravitazionale come un effetto della deformazione dello spazio)? Per compiere il lavoro, analogamente al seme di figura 2, questa informazione contenuta nella materia visibile o nello spazio in qualche modo dà la possibilità (permette) di usare l’energia disponibile nell’ambiente. È stato osservato l’allontanamento con una forte e inaspettata accelerazione delle galassie (espansione dell’universo) giustificata come anticipato in precedenza, dalla presenza di una “energia oscura” (4). Questa “energia oscura” potrebbe essere anch’essa ricondotta a quegli effetti riconducibili all’informazione contenuta nella materia ordinaria stessa o nello spazio? “
Sintesi bibliografia
1 – Thrne K. Buchi neri e salti temporali, Castevecchi ed.
2 - idem, Tegmamark M., l’universo matematico Ed Boringhieri
3 - Tegmamark M., l’universo matematico Ed. Boringhieri
4 – Greene B, La realtà nascosta, Ed ET Saggi